Diritto ed Economia dell'ImpresaISSN 2499-3158
G. Giappichelli Editore

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Reti di impresa tra crescita e innovazione (di Giacomo Buchi Monica Cugno)


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SOMMARIO:

1. Le radici del fenomeno delle relazioni di impresa - 2. Capire le reti di impresa per conoscere i contratti di rete - 3. I contratti di rete - 4. I principali risultati dell'analisi empirica dei contratti di rete - 5. Prime considerazioni conclusive - Bibliografia di riferimento - Note


1. Le radici del fenomeno delle relazioni di impresa

Per comprende le radici e la rilevanza delle relazioni di impresa è necessario considerare che il percorso di entrata e di consolidamento delle realtà nel tessuto imprenditoriale deriva dal mutamento delle opportunità produttive delle organizzazioni. Riprendendo le parole di Penrose (1959) «se si vuole trovare un limite allo sviluppo, o un condizionamento allo sviluppo, bisogna tener conto che le opportunità produttive sono limitate in ogni periodo. È chiaro che queste opportunità sono ridotte in relazione alla capacità dell’impresa di intravedere opportunità di espansione, alla volontà o meno di sfruttarle e all’abilità di saperle sfruttare opportunamente». I limiti all’incremento dell’impresa secondo l’Autore non sono dunque rappresentati dai costi crescenti o dalla mancanza di opportunità bensì sono esito delle “diseconomie manageriali” nel gestire l’organizzazione. Ne scaturisce che «le vie per lo sviluppo non sono solo quelle della crescita lineare e incrementale di tipo interno, ma sono fondate sulla crescita esterna attraverso l’instaurazione di legami forti con imprese terze oppure attraverso acquisizioni» (LORENZONI, 2000, 171-172). I percorsi di incremento e di rafforzamento mediante coalizioni e assetti reticolari aprono problemi non solo da un punto di vista giuridico – nella costituzione del soggetto giuridico, nella tutela dei differenti interessi, nell’e­serci­zio fiscale e lavorativo – ma anche di tipo economico – nella gestione delle re­altà coinvolte, nel profilo strategico, nelle interazioni tra diversi attori, nella misurazione della competitività prodotta –. Nella pratica gli interessi delle organizzazioni verso le relazioni di impresa si sono irrobustiti in particolare nell’ultimo quinquennio con l’introduzione del cosiddetto contratto di rete [2]. Il nuovo istituto ha incentivato la collaborazione inter-imprenditoriale allo scopo di rispondere in modo più competitivo all’attuale scenario economico. I vari documenti ministeriali evidenziano infatti che lo strumento consente per le parti coinvolte di «acquisire maggiore forza contrattuale nei confronti dei terzi» mediante la realizzazione di «collaborazioni tecnologiche e commerciali appartenenti a [continua ..]


2. Capire le reti di impresa per conoscere i contratti di rete

A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, il tema delle relazioni tra imprese ha occupato una posizione di rilievo nella letteratura nazionale e internazionale fornendo considerevoli studi teorici e pratici. I lavori condotti con differenti approcci interdisciplinari – economici, manageriali, organizzativi, finanziari, giuridici, sociologici, di economia regionale – hanno riguardato prevalentemente l’analisi delle relazioni nei distretti industriali. Per anni, tali sistemi produttivi locali hanno raggruppato imprese dello stesso settore industriale o comunque che svolgevano fasi differenti lungo la medesima filiera di produzione. Le coalizioni erano prevalentemente realizzate attraverso legami verticali (cliente-fornitore) con processi di apprendimento fortemente dipendenti dal contesto locale. Negli ultimi quindici anni tale forma di organizzazione della produzione ha evidenziato precisi segnali di debolezza [6], sottolineando l’esigenza di introdurre nuovi schemi di competitività del sistema imprenditoriale non più circoscritti a livello spaziale. Una rete di imprese [7] può essere definita come un insieme di realtà imprenditoriali, «giuridicamente autonome i cui rapporti si basano su relazioni fiduciarie e in qualche caso su contratti che si impegnano, attraverso investimenti congiunti, a realizzare un’unica produzione» (RICCARDI, 2013). Concentrando l’attenzione sulla sola letteratura di management, l’ampia gamma di lavori che scaturisce può essere ricondotta a tre filoni di ricerca volti a: 1. comprendere le motivazioni che inducono le realtà imprenditoriali a collaborare (PFEFFER E SALINCIK, 1978;OLIVER, 1990,AHUJA, 2000); 2. analizzare l’influenza dei network sulla performance aziendale delle organizzazioni coinvolte (UZZI, 1997,KIM, OH, SWAMINATHAN, 2006); 3. esplorare le caratteristiche strutturali e organizzative delle architetture dellereti[8] (VACCÀ, 1986, LORENZONI, ORNATI, 1988; RULLANI, 1989, LORENZONI, 1992; LOMI, 1991, KOGUT, 2000). Le coalizioni hanno assunto nella letteratura differenti: locuzioni, tra le altreorganizzazioni a rete (MILES, SNOW, 1986), relazioni cooperative inter-organizzative (OLIVER, 1990), costellazioni di imprese (LORENZONI, 1990), gruppi di business (GRANOVETTER, 1998); ruoli svolti dai partner [continua ..]


3. I contratti di rete

Con la legge 9 aprile 2009, n. 33 e successive modifiche si è introdotto in Italia [11] il contratto di rete, allo scopo di accrescere la capacità innovativa e la competitività sul mercato delle singole imprese della rete e del network nel suo complesso. La realizzazione del progetto di rete deve prevedere il conseguimento di vantaggi per ciascun partner, valutati da un punto di vista di maggiore capacità innovativa e/o di competitività sul mercato. I benefici ottenuti devono consentire ai soggetti che fanno parte della rete di incrementare i propri ricavi e/o ridurre i propri costi, al fine di ottenere maggiori profitti. Le partnership costituite tramite il contratto di rete consentono il mantenimento e dell’identità dei singoli partecipanti alla rete e contemporaneamente il miglioramento della di­mensione necessaria per competere nei mercati globali. I contraenti si obbligano, sulla base di un programma comune e predefinito, a: 1) collaborare a forme e ambiti attinenti le attività delle imprese [12]; 2) scambiare informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica [13]; 3) esercitare in comune una o più attività rientranti nell’oggetto della propria impresa [14]. Nei primi due casi si parla di “reti di coordinamento”, ossia di attività dove l’incremento della competitività si realizza attraverso forme di collaborazione tra i partecipanti; nel terzo caso si parla di “reti associative” e costituisce lo schema organizzativo con maggiori potenzialità operative (ASSOCIAZIONE ITALIANA POLITICHE INDUSTRIALI, 2011). Secondo l’ordinamento, possono aderire al contatto di rete due o più soggetti non ponendo vincoli per quanto riguarda: la forma giuridica dei partecipanti, la localizzazione e il settore produttivo. Alla rete possono infatti partecipare imprese individuali, società, associazioni senza scopo di lucro ed enti che abbiano per oggetto esclusivo o principale un’attività di impresa non necessariamente commerciale (a esempio fondazioni). Una volta costituita la rete essa deve essere aggiornata con i nuovi aderenti e i partner che lasciano il network. La normativa non impone vincoli territoriali di appartenenza geografica e precisa che possono costituire partner del network anche le filiali di società estere [continua ..]


4. I principali risultati dell'analisi empirica dei contratti di rete

4.1. Il profilo della rete L’analisi a seguire mostra i principali risultati dei contratti di rete attualmente realizzati a livello italiano. Il data-base – consultabile online sul sito internet [18] di Unioncamere Nazionale – fornisce un identikit statico delle coalizioni realizzate. A distanza di pochi anni dall’introduzione si registra un crescente coinvolgimento degli attori nei contratti di rete (Set Fig. 1): dalla data di costituzione al 3 settembre 2016 il numero di collaborazioni è aumentato in maniera considerevole arrivando a quota 3.070, di cui 447 con soggettività giuridica – reti soggetto [19], mentre le restanti partnership, pari all’85,4%, non hanno al momento esercitato l’opzione per l’ottenimento della soggettività giuridica – reti contratto. Set figura 1 – Progressione dei contratti di rete Fonte: elaborazione propria. Il fenomeno dei contratti di rete ha avuto una rapida ascesa negli ultimi anni: il numero di imprese è salito in media di 208 unità a trimestre. L’accele­razione più forte è stata nelle reti soggetto (Fig. 1), dove a partire dal 2013 l’incremento è stato di oltre 500% (rispetto al 2012), dato confermato anche per i primi 8 mesi del 2016. Figura 1 – Progressione delle reti soggetto Fonte: elaborazione propria. I contratti di rete si sono diffusi prevalentemente nelle Regioni del Centro-Nord: in testa Lombardia (2.904), Toscana (1.776), Emilia Romagna (1.745), seguono Lazio (1.482) e Veneto (1.468). La distribuzione del fenomeno mostra che le aree con una maggiore concentrazione del fenomeno sono anche quelle che si connotano per una più importante presenza del tessuto produttivo italiano. La mappa evidenzia al contempo che le coalizioni si sono diffuse in tutta la Penisola. La distribuzione mostra una buona multi-territorialità: solo il 41,3% delle reti sono costituite da soggetti localizzati in un’unica provincia (mono-provinciali), mentre le restanti collaborazioni coinvolgono attori ubicati in almeno due 2 Province differenti, mostrando in parte il superamento del localismo distrettuale. Le coalizioni sono dotate di un buon patrimonio di competenze in ambito tecnologico, infatti, l’oltre 45% dei casi vede il coinvolgimento di almeno un partner appartenente al settore high-tech. Il 56% dei contratti di [continua ..]


5. Prime considerazioni conclusive

L’analisi empirica, le interviste in profondità e i case study consentono di formulare rilevanti considerazioni sul nuovo istituto, organizzate in 7 macro-aree. Le tipologie dei contratti di rete e le principali finalità La ricerca mostra come l’istituto ha consentito la collaborazione tra imprese. Le coalizioni si distinguono in due macro gruppi: reti orizzontali e reti verticali [21]. In entrambi i casi il contratto di rete non sostituisce gli strumenti esistenti, ma mette al centro la cooperazione imprenditoriale consentendo di raggiungere obiettivi che le singole realtà non sarebbero in grado di perseguire o potrebbero realizzare solo a costi molto più elevati. Il contratto di rete per realtà appartenenti allo stesso settore è stato utile per: risolvere problemi comuni a monte (fornitori) o a valle (clienti) dell’atti­vità produttiva con la finalità di cost sharing; entrare in nuove aree di mercato e/o aumentare le quote di mercato; partecipare congiuntamente a eventi internazionali, in modo da ridurre i costi e superare le complessità della presenza; realizzare forme di coordinamento migliori di quelle conseguibili attraverso contratti bilaterali o filiere di subfornitura; scambiare prestazioni tra i partner; ottenere commesse importanti, tipicamente proprie di grandi gruppi multinazionali; acquisire all’esterno tecnologie innovative da parte di realtà prive di adeguate risorse finanziarie e competenze per realizzare sviluppi di prodotto e processo[22]; interagire efficacemente con attori di grandi dimensioni, in primis banche e autorità pubbliche, al fine di ottenere migliori condizioni contrattuali; migliorare la reputazione grazie alla maggiore competitività acquisita dalla rete. L’esperienza dei contratti a rete tra partner appartenenti a settori diversi, evidenzia come la ragione più frequente dell’attivazione del processo di aggregazione è la volontà di realizzare un pacchetto “chiavi in mano” relativamente a un prodotto complesso, sollevando il cliente dalle problematiche di individuazione di una serie di fornitori complementari per la realizzazione di quando a lui necessario. La funzione principale della collaborazione è la creazione di un contesto regolamentato attraverso il quale i soggetti – pur rimanendo indipendenti – [continua ..]


Bibliografia di riferimento

AHUJA G., The Duality of Collaboration: Inducements and Opportunities in the Formation of Interfirm Linkages, in Strategic Management Journal, 21(3), 2000, 317-343. ARRIGO T., BERTANI R., CAPUANO G., TUNISINI A., Contratto di rete. Lo strumento Made in Italy per combinare individualità e aggregazione, FrancoAngeli, Milano, 2013. ASSOCIAZIONE ITALIANA POLITICHE INDUSTRIALI, Reti d’impresa: profili giuridici, finanziamento e rating, Il Sole 24 Ore, Milano, 2011. BUTERA F., Il castello e la rete. Impresa, organizzazioni e professioni nell’Europa degli anni ’90, FrancoAngeli, Milano, 1990. CENTROSTUDI CONFINDUSTRIA, RETIMPRESA, ISTAT, Identikit del contratto di rete, Roma, 2016. CUGNO M., TARDIVO G., Il sistema family business, FrancoAngeli, Milano, 2012. GRANOVETTER M., Coase revisited: Business groups in the modern economy, in DOSI G., TEECE D.J., CHYTRY J. (eds.), Technology, Organization and Competitiveness, Oxford University Press, New York, 1998. INTESA-SANPAOLO, MEDIOCREDITO ITALIANO, Il quinto Osservatorio sulle reti d’impresa, Direzione studi e Ricerche, 2014. JONES C., HESTERLY W.S., BORGATTI S.P., A general theory of Network Governance. Exchange Conditions and Social Mechanisms, inAcademy of Management Journal, 22(4), 1997, 911-945. KIM T.Y., OH H., SWAMINATHAN A., Framing Interorganizational Network Change, a Network Inertia Perspective, in The Academy of Management Review, 31(3), 2006, 704-720. KOGUT B., The Network as Knowledge. Generative Rules and the Emergence of Structure, in Strategic Management Journal, 21(3), 2000, 405-425. LOMI A., Reti organizzative. Teoria, tecnica e applicazioni, Il Mulino, Bologna, 1991. LOPES A., MACARIO F., MASTROBERARDINO P. (a cura di), Reti di impresa. Scenari economici e giuridici, Giappichelli, Torino, 2010. LORENZONI G., L’architettura di sviluppo delle imprese minori, Il Mulino, Bologna, 1990. LORENZONI G., Accordi, reti e vantaggio competitivo. Le innovazioni nell’economia d’impresa e negli assetti organizzativi, Etas, Milano, 1992. LORENZONI G., Reti di imprese ed imprenditorialità diffusa, in LIPPARINI A., LORENZONI G. (a cura di), Imprenditori e imprese. Idee, piani processi, Il Mulino, Bologna, 2000, 171-193. LORENZONI G., ORNATI O., Constellations of Firms and New Ventures, in Journal of [continua ..]


Note