Diritto ed Economia dell'ImpresaISSN 2499-3158
G. Giappichelli Editore

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La protezione transnazionale dei brevetti e del know-how (di Eugenia Tonello)


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Grazie, mi unisco ai ringraziamenti per essere stata invitata a questo convegno. È la prima volta che vengo invitata come relatrice e quindi per me è un’occasione particolare. Ringrazio in modo speciale per questa occasione. Il tema che mi è stato assegnato è la protezione transnazionale dei brevetti e del know-how. Io mi sono permessa di riformularlo ne: “la protezione transnazionale dei brevetti e dei segreti commerciali” perché, per le ragioni che spiegherò nel seguito, ritengo sia un termine più appropriato, ma poco cambia dal punto di vista sostanziale. Inizio dicendo qual è la prospettiva di questo intervento. Io faccio l’avvocato e questo vuole essere un intervento da avvocato. Non ho assolutamente le competenze per fare un’analisi della normativa da un punto di vista accademico. Mi limiterò a condividere considerazioni e pensieri che nascono soprattutto dalla mia esperienza di legale. La prima domanda che mi sono posta quando ho dovuto avvicinarmi a questo tema è se i brevetti per invenzioni e i segreti commerciali siano due istituti che debbano sempre, necessariamente, essere messi a confronto perché, quando io ho iniziato a studiarli, ho realizzato che, quasi sempre, si cerca di definire il segreto commerciale una volta esclusa la possibilità di brevettare. Mi sono quindi chiesta se fosse questa solo una mia impressione o se fosse effettivamente così. Non è possibile, in questa sede, dare conto del dibattito dottrinale su questo tema e perciò ho pensato – e in questo sono stata anticipata dal prof. Spolidoro e dalla collega Veronese – di iniziare da quando dice la WIPO (Organizzazione Mondiale della proprietà intellettuale) che, nell’introdurre i segreti commerciali, in modo molto sintetico, attua un confronto tra il brevetto e il segreto commerciale e questo mi ha indotto a pensare, in risposta alla mia prima domanda, che effettivamente, da un punto di vista pratico, sia opportuno mettere a confronto questi due istituti e farli dialogare. Ora, ritengo – e questo è il secondo assunto da cui muove il mio intervento– che un accademico, uno studioso del diritto, si domanda se la protezione fornita dalla normativa vigente sia la migliore possibile o, al contrario, se sia necessario in qualche modo intervenire; l’avvocato, è un soggetto che si relaziona in modo differente con la normativa vigente e non si chiede se sia la migliore possibile ma si chiede se sia appropriata per ciò che il proprio assistito chiede. Ciò detto, il problema della protezione non si limita, necessariamente, al tema del contenuto della protezione, ma si estende anche alla modalità con la quale ci si relaziona al contenuto della protezione e dunque, fondamentalmente, quali sono le esigenze pratiche alle quali la protezione deve dare risposta. Questi [continua..]

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