Diritto ed Economia dell'ImpresaISSN 2499-3158
G. Giappichelli Editore

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Le professioni nel contesto europeo e in Italia (di Luciano M. Quattrocchio)


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SOMMARIO:

1. La disciplina europea - 2. La classificazione europea delle professioni - 3. La disciplina nazionale. La legge di Stabilità 2016 - 4. I fondi strutturali europei - 6. Il rapporto 2017 di ConfProfessioni sulle libere professioni in Italia - 7. L’indagine statistica 2018 sui dottori commercialisti ed esperti contabili


1. La disciplina europea

1.1. Le definizioni La Raccomandazione 6 maggio 2003, n. 2003/361/CE della Commissione UE relativa alla definizione delle microimprese, piccole e medie imprese considera (Allegato, Titolo I) all’art. 1, impresa ogni legal entity, a prescindere dalla forma giuridica rivestita, che eserciti un’attività economica. In particolare sono considerate tali le legal entities che esercitano un’attività artigianale o altre attività a titolo individuale o familiare, le società di persone o le associazioni che esercitino un’attività economica. A norma dell’art. 2 dell’Allegato, sono micro, piccole e medie imprese le imprese che occupano meno di 250 persone, il cui fatturato annuo non supera i 50 milioni di euro o il cui totale di bilancio annuo non supera i 43 milioni di euro. In particolare, si definisce piccola impresa un’impresa che occupa meno di 50 persone e realizza un fatturato annuo o un totale di bilancio annuo non superiori a 10 milioni di euro. È microimpresa un’impresa che occupa meno di 10 persone con un fatturato annuo oppure un totale di bilancio annuo non superiori a 2 milioni di euro. Il Regolamento UE n. 1303/2013 che disciplina – per il periodo 2014/2020 – i Fondi strutturali e di investimento europei (Fondi SIE) nell’ambito di un quadro strategico comune, considera – ai fini delle disposizioni in esso contenute – piccolo e medie imprese le microimprese, le piccole imprese o le medie imprese quali definite nella sopra citata Raccomandazione 2003/361/CE della Commissione (art. 2, n. 28)). I Fondi strutturali in questione sono attualmente diretti a soggetti esercenti attività d’impresa che rientrano nei campi di intervento consentiti da medesimi Fondi, campi individuati negli atti esecutivi del Quadro strategico comune dei Fondi SIE di cui al Regolamento UE n. 1303/2013. Con particolare riguardo alle libere professioni, nell’ambito del Piano d’azione imprenditorialità 2020 COM (2012) 795 final del 9 gennaio 2013 era stato istituito un gruppo di lavoro denominato “Bolstering the Business of Liberal Professions” (Rafforzamento dell’attività delle libere professioni), il cui scopo era esaminare le esigenze specifiche dei liberi professionisti, come ad esempio la semplificazione, l’internazionalizzazione e l’accesso ai [continua ..]


2. La classificazione europea delle professioni

Il pilastro delle professioni è uno dei tre pilastri dell’ESCO (European Skills/Competences, Qualifications and Occupations). Esso utilizza relazioni gerarchiche tra le professioni, metadati e mappature che rimandano alla Classificazione internazionale tipo delle professioni (ISCO – International Standard Classification of Occupations). In particolare, in tale contesto le professioni sono individuate sulla base dei “profili professionali”. I profili sono corredati da una illustrazione della professione, contenente la descrizione della stessa, una nota operativa e una definizione. Elencano inoltre le conoscenze, le abilità e le competenze che gli esperti considerano rilevanti da un punto di vista terminologico per la relative professione a livello europeo. Nell’ESCO, ogni professione è abbinata in modo univoco ad un codice ISCO-08, che può quindi essere utilizzato come struttura gerarchica per il pilastro delle professioni. In particolare, l’ISCO-08 fornisce i primi quattro livelli del pilastro delle occupazioni. Le professioni ESCO sono reperibili nel livello 5 e successivi. • forze armate dirigenti • professioni intellettuali e scientifiche • professioni tecniche intermedie • impiegati di ufficio • professioni nelle attività commerciali e nei servizi • personale specializzato addetto all’agricoltura, alle foreste e alla pesca • artigiani e operai specializzati • conduttori di impianti e macchinari e addetti al montaggio • professioni non qualificate


3. La disciplina nazionale. La legge di Stabilità 2016

In forza della l. 28 dicembre 2015, n. 208, la cosiddetta Legge di Stabilità, I professionisti, così come le piccole e medie imprese, possono accedere ai fondi strutturali europei, ossia agli strumenti per la politica di coesione dell’U­nio­ne Europea, pensati per favorire la crescita economica e occupazionale degli stati membri, stanziati per il periodo 2014/2020. In particolare, la Legge di Stabilità ha introdotto, anche per coloro che svolgono la libera professione, la possibilità di accesso ai fondi FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) e FSE (Fondo Sociale Europeo) nonché ai Piani operative PON (Programma Operativo Nazionale) e POR (Piano Operativo Regionale). In base alla Regione di appartenenza, inoltre, sono previsti specifici bandi, relative ad esempio all’accesso al microcredito o al finanziamento per le nuove attività. Precedentemente i professionisti potevano partecipare a gare ed appalti solo attraverso un contratto con un’impresa, che una volta aggiudicata una gara, aveva facoltà di coinvolgere professionisti specializzati per la realizzazione di parti del progetto. Per effetto di tale provvedimento legislativo, inoltre, per i lavoratori autonomi è possibile partecipare sia singolarmente sia con formule di aggregazione temporanea con altri professionisti, ovvero in rete con le imprese oppure in consorzi, così come stabilito dalla norma contenuta nell’art. 12 della l. 22 maggio 2017, n. 81 (il cd. Jobs Act), che consente la partecipazione dei lavoratori autonomi agli appalti pubblici stabilendone le regole. Le Pubbliche Amministrazioni, infine, sono tenute a favorire l’accesso alle informazioni sulle gare pubbliche dei lavoratori autonomi e dei professionisti e la loro partecipazione alle procedure di aggiudicazione.


4. I fondi strutturali europei

I fondi strutturali europei sono fondi creati e gestiti dall’Unione europea per sostenere lo sviluppo all’interno dell’Unione. Si dividono in: •    Fondi diretti e cioè erogati e gestiti direttamente dalla Comunità Europea che possono essere di due tipi: programmi Intecomunitari – come, ad esem­pio, politiche giovanili, innovazione, giustizia, ecc. – e Programmi di cooperazione esterna per promuovere il Paese al di fuori dell’Unione Europea; •    Fondi strutturali (o indiretti) erogati dalla Comunità, ma gestiti dai Paesi membri attraverso i PON (Programmi Operativi Nazionali) e i POR (Piani Operativi Regionali), che in Italia sono gestiti dalle Regioni. Possono essere di 4 tipi:      ◦    Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR): è un fondo che ha come obiettivo quello di consolidare la coesione economica e sociale a livello regionale e creare occupazione. I suoi principali ambiti di intervento sono la ricerca e sviluppo, investimenti per sostenere le PMI, le micro imprese e ora anche i professionisti.      ◦    Fondo Sociale Europeo (FSE): investe sul capitale umano, sulla promozione e sul sostegno dell’occupazione, sull’inclusione sociale, sull’istru­zione, sulle competenze e sull’efficientamento dell’amministrazione pubblica.      ◦    Fondo Europeo Agricolo Orientamento e Garanzia (FEOGA): volto a migliorare la competitività del settore agricolo e forestale, l’ambiente, a tutelare il paesaggio, la qualità della vita, ecc.      ◦    Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca (SFOP): destinato ad orientare i pescatori verso una pesca sostenibile, aiutare le piccole co­munità di costiera, facilitare l’accesso ai finanziamenti. Anche i liberi professionisti possono, ora, accedere ai finanziamenti comunitari 2014-2020. In particolare essi possono: accedere al credito attraverso i fondi strutturali gestiti dall’Italia, o da altri Paesi membri, mediante bandi nazionali e regionali o attraverso fondi diretti (come Horizon e COSME); accedere alla formazione: è stata prevista l’istituzione di una piattaforma all’interno della quale [continua ..]


6. Il rapporto 2017 di ConfProfessioni sulle libere professioni in Italia

6.1. Il profilo del libero professionista Come messo in chiara evidenza nel Rapporto, non esiste una definizione universale di “libero professionista” e nell’accezione comune si tende spesso a confonderlo con il “lavoratore autonomo”. Secondo la letteratura, prerogativa fondamentale per essere identificato come libero professionista è lo svolgimento di un’attività intellettuale a favore di terzi, altamente qualificata e specialistica, che comporta l’assuzione di responsabilità per il proprio operato, il rispetto di regole deontologiche, la correttezza e la specializzazione nell’offerta dei servizi. Tale attività non deve necessariamente essere esclusiva o prevalente; è sufficiente che sia abituale. Anche secondo l’ISTAT «Il legislatore… non definisce la figura del libero professionista. Essa si ricava dal combinato disposto dell’art. 2229 in materia di esercizio delle professioni intellettuali e dell’art. 2230 in materia di prestazione d’opera intellettuale. In base alle norme citate per libero professionista si intende colui che svolge una prestazione di opera intellettuale che richiede l’impiego di cultura e di intelligenza in misura nettamente prevalente rispetto a un’eventuale attività manuale. Ai sensi dell’art. 2229, primo comma, la legge determina i casi in cui è prevista l’iscrizione in appositi albi o elenchi per l’esercizio di determinate professioni intellettuali». 6.2. Le risultanze dell’indagine Come riferito nel documento, la definizione di professionista nei diversi Paesi europei non è univoca, ma comprende fattispecie diverse di figure professionali, in ragione delle differenti normative dei paesi membri. In particolare, in Italia vi è una classificazione prevalentemente giuridica fondata sul­l’ap­partenenza ad ordini e albi e sulla distinzione tra professioni ordinistiche e professioni non organizzate in ordini o collegi, nel resto dell’Europa la classificazione si fonda spesso su parametri economici. Tale premessa costituisce un invito alla cautela nella lettura dei dati comparativi, che vanno considerati come indicativi delle tendenze generali, tenendo conto del fatto che non sempre gli universi sono perfettamente sovrapponibili. In Europa il numero di liberi professionisti nelle attività professionali, [continua ..]


7. L’indagine statistica 2018 sui dottori commercialisti ed esperti contabili