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La Corte di Cassazione, con Sentenza depositata l’11 gennaio 2021, n. 641, è intervenuta sul tema del calcolo della soglia di punibilità della dichiarazione dei redditi infedele di cui all’art. 4 del d.lgs. 74/2000, accogliendo il ricorso di un imprenditore milanese coinvolto in un’accusa di associazione per delinquere volta a commettere diversi delitti di natura fiscale, ha affermato che le spese di carattere generale sono rilevanti ai fini del calcolo di detta soglia. La Suprema Corte nella sentenza osserva che «il criterio di deducibilità dei costi non è rappresentato dalla natura “generale” o meno dei costi supportati dal contribuente ma dalla applicabilità sul punto dei criteri indicati dal T.u.i.r., tra cui, in primo luogo, quello della inerenza, restando vincolante, sotto il profilo della interpretazione delle regole del computo di costi e ricavi, la sussistenza delle condizioni di deducibilità di cui all’art. 75 (ora 109) T.u.i.r. (...); va aggiunto anche, sul punto, che l’inerenza di cui al comma 5 del predetto art. 109, qualunque valore ad essa voglia attribuirsi, sussiste ogni qual volta i costi siano riferibili a qualsiasi operazione idonea a produrre reddito, poiché la riferibilità si relaziona non ai ricavi in sé, ma all’oggetto dell’impresa».