Diritto ed Economia dell'ImpresaISSN 2499-3158
G. Giappichelli Editore

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Il progetto di riforma del Codice della Proprietà Intellettuale: “il quadro di riferimento europeo” (di Barbara Veronese, Avvocato del Foro di Biella)


L’intervento illustra il progetto di riforma del Codice della Proprietà Industriale, in una prospettiva e in un quadro di riferimento europeo, attese le interrelazioni e quella sorta di osmosi tra il profilo comunitario e quello dei singoli stati membri. In tale contesto, l’autore si sofferma sull’origine e sulle esistenze della riforma.

The project to reform the Intellectual Property Code: “the European framework”

The paper illustrates the project to reform the Industrial Property Code, from a European perspective and framework, given the interrelationships and that sort of osmosis between the Community profile and that of the individual member states. In this context, the author focuses on the origin and existence of the reform.

Il progetto di riforma del Codice della Proprietà Industriale merita, anzi necessita di una disamina nella prospettiva e in un quadro di riferimento europeo per le interrelazioni e quella sorta di osmosi tra il profilo comunitario e quello dei singoli stati membri. Ciò implica la necessità di guardare all’origine e alle esigenze della riforma. Al proposito, occorre evidenziare che la PI attraverso i diritti di Proprietà intellettuale (DPI) consente di incentivare e promuovere – oltre che di imporre il rispetto di – innovazione, creatività e sviluppo tecnologico evidenziando il suo ruolo: –   fondamentale ed essenziale per l’economia dell’UE e per il successo del mercato interno; e –   cruciale per la competitività dell’Unione, ponendosi anche quale mezzo per prevenire i fenomeni della contraffazione e della pirateria. È stato appurato che nell’attuale configurazione dell’economia della conoscenza, i beni immateriali hanno un’importanza sempre maggiore. Ciò risulta comprovato con assoluta certezza in alcuni settori in cui le imprese dell’UE sono leader a livello mondiale; pensiamo, ad esempio, al settore dell’abbiglia­mento del c.d. fashion, del food, dei beni di lusso, dei medicinali, solo per citarne alcuni, campi tutti che presentano e sono caratterizzati da un’alta densità di DPI. Badando, nello specifico, ai numeri, è stato appurato che tali realtà generano quasi il 45% del PIL dell’UE per un valore di oltre 6.600 miliardi di euro; ma non solo. Quanto agli impatti positivi generati, occorre guardare anche al fatto che le dette producono almeno 1/3 del totale dei posti di lavoro nella UE e generano il 93% delle esportazioni. Eppure, si stima che ogni anno i prodotti contraffatti comportino una perdita di vendite nell’economia legale della UE pari a circa 83 miliardi di euro. Il problema della contraffazione non affrontato con efficacia e senza la giusta tempestività impedisce anche la creazione di almeno quattrocentomila nuovi posti di lavoro, senza tralasciare l’ulteriore e fondamentale profilo per cui i prodotti contraffatti pongono seri problemi, rischi e pericoli per la sicurezza dei consumatori e, in genere, dell’utenza finale. Eppure, nonostante ciò, come evidenziato anche dalla Corte dei Conti europea in una propria relazione speciale datata 26 aprile 2022, emerge che il quadro giuridico dell’Unione Europea in materia di PI non sia così efficace, in quanto a fronte delle molte garanzie indubitabilmente esistenti, continuano, purtroppo, a persistere varie carenze e lacune a cui occorre porre rimedio anche a fronte del riconoscimento sempre più accentuato che alcuni sistemi industriali europei stanno ormai rivolgendo al valore aggiunto del settore della PI. Anche per tale ragione, la [continua..]

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