L’intervento descrive, avendo come punto di osservazione la prassi bancaria, le logiche di rating assessment applicabili alle entità partecipate dal sistema pubblico, siano esse configurabili come Imprese o come Enti Strumentali. Nel primo caso la metodologia idonea è quella Corporate, mentre nel secondo appare più opportuno ancorare il rating dell’ente strumentale a quello dell’Ente Pubblico controllante. In questa prospettiva vengono illustrate le principali componenti (quantitative e qualitative) di tali metodologie e gli indicatori più frequentemente utilizzati.
The paper describes – drawing from banking practice – the rating assessment methodologies applicable to public and semi-public entities, whether they can be treated as private corporates or as instrumentalities. For the former, the corporate rating methodology would apply. For the latter, it seems more appropriate to anchor the rating of the instrumentality to that of their controlling public body. With this perspective, the paper sets out the main drivers (quantitative and qualitative) of the rating and the ratios most frequently used in the rating assessment.
Keywords: public entities – rating – banking practice.
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1. Generalità sul rating - 2. Le Partecipate Pubbliche: imprese ed enti strumentali - 3. Il rating di una Partecipata Pubblica configurabile come “impresa” - 4. Il rating di una Partecipata Pubblica configurabile come “ente strumentale” - 5. Considerazioni conclusive - NOTE
La correlazione tra requisiti patrimoniali delle banche e criteri di misurazione del rischio creditizio è l’elemento che ha accelerato l’introduzione del rating nel panorama nazionale: in pratica il rating è diventato un driver che orienta l’operatività bancaria solo a partire dai c.d. Accordi di Basilea. Tali Accordi sono nati per garantire maggiore solidità ed efficienza al sistema bancario soprattutto facendo leva sui requisiti patrimoniali che le banche devono avere per poter far credito. In estrema sintesi: il primo accordo (1988) prevedeva requisiti patrimoniali uguali per qualunque prestito al segmento “Imprese”, mentre le successive evoluzioni (2008) hanno introdotto la possibilità per le banche di valutare il rischio di credito di ciascun prestito e quindi di differenziare gli accantonamenti patrimoniali in funzione della specifica rischiosità del proprio portafoglio impieghi. Per poter cogliere questa opportunità di correlare il patrimonio alla rischiosità del portafoglio creditizio le banche possono avvalersi di due metodiche: il Metodo STANDARD e il Metodo dei RATING INTERNI (a sua volta differenziato in “base” e “avanzato”). Il METODO STANDARD prevede che ciascun impiego creditizio venga ponderato in base alla categoria giuridico/economica del richiedente e in base al suo merito creditizio desunto da un giudizio (rating) formulato da soggetti esterni (c.d. ECAI, External Credit Assessment Institution). In esito ad un processo di valutazione complesso e specialistico, le ECAI (Agenzie di rating) emettono il loro “verdetto” compendiato nelle sigle alfanumeriche che ci siamo ormai abituati a comprendere: AAA, BB-, Aa1, Baa3, ecc. I giudizi rappresentano i gradini (notch) di una scala che contempla una linea distintiva tra i rischi creditizi contenuti (c.d. investment grade) e rischi più marcati (c.d. speculative grade); tale linea distintiva è collocata al livello BBB– (Baa3 nel lessico Moody’s). Il METODO dei RATING INTERNI (IRB Internal Rating Based) invece, che vede le Banche in un ruolo più pregnante, si basa sull’assunto che il rischio creditizio è costantemente presente nell’attività bancaria e determina sempre, entro un orizzonte temporale predefinito (12 mesi), una perdita potenziale. Questa perdita, chiamata Perdita Attesa, a sua volta è [continua ..]
Ai fini della modellistica rating, la platea delle Partecipate Pubbliche viene solitamente distinta in due campi: i soggetti qualificabili come ENTI STRUMENTALI di Comuni/Province/Regioni e i soggetti assimilabili alle IMPRESE. Il campo delle imprese è essenzialmente costituito da quelle entità che, in forma societaria, operano nel sistema produttivo e nei servizi con logiche molto vicine a quelle degli operatori privati; gli Enti Strumentali, invece, sono soggetti impegnati nelle più svariate aree di interesse dei Comuni/Regioni /Province che li controllano. Ogni ente pubblico deve individuare quali dei soggetti controllati sono configurabili come Enti Strumentali sulla base della normativa vigente; tale di caratteristica di strumentalità sussiste quando in capo al Comune/Provincia/Regione è presente almeno una delle seguenti condizioni: · possesso, diretto o indiretto, della maggioranza dei voti esercitabili; · potere di nominare/rimuovere la maggioranza dei componenti degli organi decisionali; · possesso, diretto o indiretto, della maggioranza dei diritti di voto nelle sedute degli organi decisionali; · obbligo di ripianare i disavanzi, nei casi consentiti dalla legge, per percentuali superiori alla propria quota di partecipazione; · influenza dominante in virtù di contratti (es. contratti di pubblico servizio) o di clausole statutarie. La distinzione sopra tratteggiata è essenziale ai fini della definizione delle logiche di rating assessment; al riguardo, si riscontrano prevalentemente questi due percorsi alternativi: · IMPRESE (logiche Corporate (MODELLI CORPORATE (eventualmente adjusted per NO PROFIT) · ENTI STRUMENTALI (logiche Enti Pubblici (MODELLI ENTI PUBBLICI (rating dell’Ente Strumentale “derivato” da quello del Comune/Provincia/Regione controllante.
Per questa tipologia di controparti vengono utilizzati MODELLI CORPORATE i cui elementi costituitivi sono solitamente rappresentati da una “sezione Quantitativa”, che processa con metodologie statistiche i dati numerici disponibili, nonché da una “sezione Qualitativa” che recepisce gli aspetti esperienziali non numerici della relazione tra banca e controparte. Fondamentale nell’assetto di un modello di rating è la ponderazione di queste due componenti, aspetto che in ogni caso è oggetto di attenzione da parte del Regulator in sede di validazione del modello stesso. Generalmente la componente quantitativa è preponderante, anche in ragione del fatto che – essendo basata su elementi oggettivi – lascia minor spazio alla discrezionalità di giudizio delle singole banche e quindi garantisce a livello di Sistema una maggior omogeneità di approccio alla valutazione del rischio. Le aree di analisi più frequentemente indagate nella Sezione Quantitativa sono – il Bilancio (ultimo; ufficiale) – la Centrali Rischi degli ultimi mesi – altri fattori quali il peso del fatturato estero, la numerosità dei marchi/brevetti, ecc. Particolarmente rilevante è il peso della componente Bilancio, che viene indagata tramite ratios di bilancio differenti a seconda dell’attività svolta dall’impresa e/o della sua dimensione. Tra i ratios utilizzati troviamo quelli che esprimono: – la redditività e la capacità di servire il debito (es. Oneri Finanziari/fatturato; tasso di profitto; Debito/Mol) – la struttura patrimoniale (es. grado di copertura delle immobilizzazioni con fonti a medio termine; Patrimonio netto / Total asset) – la gestione del circolante (es. indice di liquidità; indice di rotazione dell’attivo corrente). È importante sottolineare che un ratio entra nel modello di rating non grazie alla sua valenza teorico-tecnica, ma in virtù della sua significatività statistica: se dai data-base disponibili, analizzati con opportune tecniche statistiche, emerge che il valore assunto da un certo indice di bilancio ha una forte correlazione con il default della controparte allora [continua ..]
Come accennato in precedenza, si ritiene che il rating di un ente strumentale sia essenzialmente una “derivata” del rating dell’ente pubblico che lo controlla; pertanto è opportuno descrivere le logiche che le banche sono solite adottare per il rating assessment di COMUNI/PROVINCE/REGIONI. Anche in questo caso è frequente l’impostazione che vede la presenza di diverse sezioni valutative; per gli enti pubblici possiamo avere: · la sezione QUANTITATIVA, basata sull’informativa contabile, tenendo conto che negli enti pubblici coesiste una contabilità di tipo finanziario-autorizzativa e una contabilità economico-patrimoniale; · la sezione QUALITATIVA, basata su un opportuno questionario a risposte strutturate; · la sezione PAESE, per apprezzare i plus/minus correlabili all’ente pubblico superiore; · un assestamento del giudizio che coniuga gli esiti delle precedenti sezioni con i plus/minus esperienziali forniti da un operatore qualificato (es. titolare della relazione). La fonte dati della sezione QUANTITATIVA è prevalentemente costituita dal Rendiconto, documento contabile consuntivo redatto secondo principi di contabilità finanziario-autorizzativa. Sulla base del rendiconto vengono elaborati alcuni ratios ritenuti statisticamente significativi, vale a dire predittivi della probabilità di default. I ratios più frequentemente utilizzati sono riportati nella tabella seguente: l Risultato di Amministrazione è la sintesi della performance finanziaria consuntivata dall’ente e quindi costituisce un’area di indagine particolarmente significativa per apprezzare lo standing dell’ente; al fine di agevolare la comprensione tecnica dei principali ratios (tra cui quelli sopra richiamati) imperniati sul risultato di amministrazione, ritengo utile riportare qui di seguito una tabella che illustra la composizione contabile del risultato in questione: Come accennato, la sezione QUALITATIVA di un modello rating per gli enti pubblici, è solitamente rappresentata da un Questionario con domande a risposta strutturata; vista la natura dei soggetti in questione, normalmente tende ad evitare domande che comportano apprezzamenti eccessivamente discrezionali (es. qualità degli amministratori) e [continua ..]
Alla luce degli approfondimenti svolti, ritengo di poter concludere che quando la Partecipata Pubblica è una SOCIETÀ il rating di tipo CORPORATE può ritenersi adeguato; occorrerà tuttavia tener in debito conto la caratterizzazione “pubblica” del soggetto esaminato, prevedendo nel rating assessment un puntuale sistema di notching up/down che rifletta l’influenza dell’Ente capogruppo. Per contro, quando la Partecipata Pubblica si configura come ENTE STRUMENTALE, appare opportuno che il suo rating sia fortemente ancorato a quello del Comune/Provincia/Regione controllante; si dovrà pertanto strutturare un sistema di downgrading fisso rispetto al rating dell’Ente Pubblico controllante, basato su criteri predefiniti.