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L’Agenzia delle Entrate, nella Risposta ad interpello n. 552 del 2021, ha considerato una operazione di riorganizzazione societaria ed ha fornito alcune indicazioni circa l’ambito di applicazione della disposizione di cui all’articolo 3, comma 4-ter, del D. Lgs. n. 346/1990 ovverosia, l’esenzione da imposta sulle successioni e donazioni (previo il soddisfacimento di alcune condizioni) per i trasferimenti, effettuati anche tramite i patti di famiglia, a favore dei discendenti e del coniuge, di aziende o rami di esse, di quote sociali e di azioni. In particolare, secondo l’Amministrazione finanziaria occorre considerare se vi sia o meno la presenza dell’oggetto principale della disposizione in questione, ovverosia se vi è un’azienda di famiglia, “intesa quale realtà imprenditoriale produttiva meritevole di essere tutelata anche nella fase del suo passaggio generazionale”, di talché nel caso in cui non vi sia un’azienda l’applicazione dell’agevolazione in esame deve essere negata, poiché altrimenti si violerebbe la ratio della disposizione medesima. Nondimeno, l’Agenzia delle Entrate precisa che “per coerenza sistematica con la descritta ratio agevolativa, quindi, anche i trasferimenti di partecipazioni di società che detengono il controllo dell’attività d’impresa possono fruire dell’esenzione in parola, poiché consentono al beneficiario della donazione di continuare a detenere, seppur indirettamente, il controllo dell’azienda familiare”; per cui, se gli aventi causa del trasferimento continuano a ricoprire, seppur indirettamente, anche post riorganizzazione del gruppo, il ruolo di socio di minoranza rispetto alla società operativa di famiglia, non si ha un trasferimento del controllo (come richiesto dalla norma) e pertanto non si può beneficiare dell’esenzione in commento.