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Il Tribunale di Roma, con Provvedimento del 24 settembre 2020, ha affermato che il conferimento di un ramo d’azienda fondamentale in luogo della vendita effettuato da parte degli amministratori in una situazione di crisi e successivamente all’approvazione di un piano industriale, può fondare il sospetto di gravi irregolarità da denunciare ex art. 2409 c.c. In conseguenza di ciò, può essere disposta l’ispezione ai sensi dell’art. 2409, co. 2 c.c., al fine di verificare l’effettiva presenza di irregolarità. L’intervento del Tribunale di Roma risulta di grande importanza anche per ciò che concerne l’applicabilità del principio di Business Judgment Rule al dovere di istituire un adeguato assetto societario prescritto dall’art. 2086, co. 2 c.c. Quest’ultimo non costituisce un obbligo a contenuto specifico, ma un obbligo non predeterminato che assume rilevanza se connesso alle peculiarità della società e al momento in cui le scelte vengono realizzate. Il legislatore in tal caso ha utilizzato il principio generale dell’adeguatezza, ricomprendendo di conseguenza le decisioni organizzative all’interno del merito gestorio e quindi tra quelle per cui vige il criterio dell’insindacabilità se adottate in modo razionale e senza imprudenza. Il Tribunale di Roma ha sottolineato come possano essere contestate nei limiti della Business Judgment Rule sia le modalità utilizzate per la rilevazione della crisi che gli interventi successivi. Ciò significa che la struttura organizzativa predisposta dagli amministratori può essere contestata e oggetto di sindacato giudiziale nei limiti dei principi della proporzionalità e della ragionevolezza, con la precisazione che tale verifica deve avvenire ex ante ovvero considerando le informazioni conosciute o conoscibili da parte degli amministratori. Seguendo la stessa logica, dovranno essere valutati tutti gli interventi posti in essere per la risoluzione della crisi. Nel caso di specie, l’attenzione viene posta proprio sulle inadeguate misure realizzate dagli amministratori.