Prendendo spunto dall’ondata speculativa dell’inizio del 2021, che ha determinato il sostanziale apprezzamento delle cosiddette “meme stock” (come ad esempio GameStop, AMC o Bath Bed and Beyond), l’articolo esamina determinati trend che caratterizzano l’evoluzione dei mercati finanziari statunitensi e fa alcune osservazioni sulla situazione attuale dell’investimento c.d. “retail”.
Parole Chiave: mercati finanziari – investitori “retail” – investitori istituzionali.
In the wake of the wave of speculative trading that, at the beginning of 2021, inflated the value of the so-called “meme stocks” (such as GameStop, AMC, or Bath Bed and Beyond), the article investigates certain trends characterizing the evolution of the U.S. capital markets and the current state of retail investment.
Keywords: capital markets – retail investors – institutional investors.
1. Premessa - 2. Introduzione - 3. L’investimento retail - 4. Il processo di istituzionalizzazione dei mercati finanziari (cenni) - 5. Gli investitori retail sui mercati finanziari - 6. Una conclusione provvisoria - NOTE
In altra sede [1] si è ricordato, seppur in un lavoro destinato alle società quotate nel nostro mercato nazionale, come il retail sembrerebbe destinato a ridurre drasticamente la sua importanza, sembrerebbe quasi destinato a sparire; “la fanno da padroni” – si è scritto – e quindi dominano il mercato i gestori del suo risparmio, gli investitori istituzionali in genere e che il nuovo terreno su cui sembra consumarsi la dialettica soci / gestori non sembra nel futuro già più essere quello dei diritti di voice assembleare, né lo strumento dell’exit, ma il confronto continuo, l’engagement tra i soci istituzionali ed il board [2]. In questa sede si vuole invece dar evidenza al diverso fenomeno, logicamente quasi opposto perché presuppone l’importanza del retail, al quale si è assistito con riferimento agli “attacchi” fatti, sul mercato americano, a titoli come GameStop, Nokia e Blackberry attraverso piattaforme / broker come Robinhood principalmente da millennial traders Usa a Wall Street. Il tutto nell’ottica di contribuire a chiedersi se quanto accaduto oltre oceano possa rappresentare, o meno, una emersione nei mercati finanziari degli investitori retail. In altre parole se quanto accaduto possa essere una spia del fatto che le nuove tecnologie, e i (nuovi) canali di informazione reperibili in rete, possano far mutare, o contribuire a far mutare quantomeno parzialmente, i soggetti che operano sui mercati finanziari; il ché ovviamente avrebbe quale ulteriore conseguenza la necessità dello studio delle modalità reperimento, della circolazione e dell’utilizzo delle informazioni da parte di quelli che possono essere definiti forse i “nuovi investitori retail”. L’obiettivo di questo scritto non è però quello di dare una risposta al quesito sopra indicato, il che sarebbe ovviamente troppo ambizioso, ma semplicemente di descrivere quanto accaduto e di fare alcune osservazioni in merito ad un fenomeno in corso di studio non solo nel nostro Paese.
L’inizio dell’anno 2021 è stato caratterizzato da un’accentuata “turbolenza” nei mercati finanziari causata dalle speculazioni sulle c.d. meme stock [3]. Tale “turbolenza” si verificata sulle sedi di negoziazione americane. Le speculazioni hanno interessato alcune società che gli analisti percepivano essere “in declino” e che erano ritenute dagli operatori del mercato “sopravvalutate”. GameStop, AMC e Blackberry (per citare quelle che hanno avuto maggior risalto anche sulla stampa quotidiana) sono società che operano in settori c.d. “maturi” e che sviluppano modelli di business giudicati non in linea con le tendenze evolutive dei rispettivi mercati di appartenenza [4]. Anche per questi motivi gli operatori del mercato finanziario di appartenenza ipotizzavano nel periodo interessato un probabile ribasso prospettico del valore (di mercato) delle azioni stesse [5]. Alcuni operatori specializzati per ottenere profitti sul ribasso dei titoli, avevano quindi posto in essere operazioni volte ad accelerare il concretizzarsi di dette aspettative ribassiste [6]. Contrariamente alle previsioni, però, tra gennaio e febbraio 2021, i titoli di GameStop, AMC e Blackberry non si sono deprezzati ma sono aumentati di valore in modo imprevedibile [7]. Conseguentemente, gli operatori che avevano “puntato” sul ribasso di detti titoli hanno subito ingenti perdite, che hanno tentato di contenere spostando i loro investimenti [8]. I titoli delle società, oggetto di questo lavoro, sono dunque stati oggetto di forti rialzi [9]. Sotto questo angolo di visuale, si è assistito ad una dinamica “disfunzionale” del mercato finanziario che, invece di fungere da strumento per dirottare l’impiego dei capitali verso le società più meritevoli della fiducia dei risparmiatori, ha premiato titoli che gli operatori del mercato stesso consideravano essere sopravvalutati e con prospettive di redditività incerte. Questa ondata speculativa è stata originata (a quanto è dato sapere, anche) da migliaia di piccoli investitori appassionati di online trading che, trasformatisi in “branco di lupi” [10], grazie al sapiente utilizzo dei social media, hanno contrastato le strategie di investimento degli operatori professionali [11]. Sono questi gli eventi che [continua ..]
L’evoluzione dei mercati finanziari nel corso degli ultimi decenni ha visto la progressiva erosione del ruolo dell’investitore retail. I soggetti interessati a prender parte alle attività sui mercati finanziari allo scopo di impiegare i propri risparmi efficientemente hanno sempre più rinunciato ad avere un ruolo attivo diretto nella determinazione delle proprie strategie di investimento: si sono affidati in misura sempre maggiore a imprese specializzate, su tutti, i fondi di investimento [13]. Negli Stati Uniti d’America detto processo di progressiva “istituzionalizzazione” dei mercati finanziari sembra essere particolarmente accentuato, anche per l’importante ruolo storicamente svolto dai fondi d’investimento nell’impiegare i risparmi dei lavoratori dipendenti nell’ottica di fornire agli stessi rendite pensionistiche [14]. Il ruolo di rilievo assunto dagli investitori retail negli eventi speculativi di fine gennaio 2021 costituisce quindi un avvenimento imprevisto. Nello specifico, è interessante chiedersi, se e in che termini, gli investitori c.d. retail siano in grado di porre in essere strategie di investimento comparabili, per livello di sofisticatezza e magnitudine del loro impatto sui mercati finanziari, con quelle attuate dagli operatori finanziari grandi e organizzati e se, dunque, vada presa in considerazione, come pare logico ipotizzare dopo gli avvenimenti sopra descritti, la possibilità che gruppi organizzati di questi operatori creino in futuro turbolenze di intensità simile a quella verificatasi nei primi mesi del 2021.
La progressiva sostituzione degli investitori istituzionali agli investitori retail costituisce una delle dinamiche che ha caratterizzato l’evoluzione dei mercati finanziari e ha assunto rilevanza tale da indurre la dottrina a mettere in discussione la perdurante efficienza di quegli schemi regolatori e corpi normativi che, nel perseguire la tutela dell’investitore, ancora assumono che questa figura si sostanzi nell’investitore individuale, che acquista e vende i titoli direttamente sul mercato [15]. Anche a precisazione di quanto appena ricordato, va detto che al predominio degli investitori istituzionali sui mercati finanziari non si accompagna la perdita d’interesse da parte degli investitori individuali: questi continuano a partecipare ai mercati finanziari, ma in via indiretta tramite l’acquisto di prodotti finanziari forniti dagli investitori istituzionali [16]. Il fenomeno in questione viene descritto dalla dottrina come processo di “intermediazione” dei mercati finanziari [17]. L’importanza degli investitori istituzionali sui mercati finanziari è tale che la dottrina ha affermato che questi soggetti sono sostanzialmente i soli a partecipare attivamente alle negoziazioni [18]. Nell’interrogarsi sulle determinanti di questo processo di progressiva esclusione degli investitori retail dalle negoziazioni nel mercato statunitense, va certamente considerata l’espansione del mercato dei fondi pensionistici che si è verificata nel medesimo arco temporale sopramenzionato, facendo registrare un incremento del 40% nel numero di lavoratori del settore privato iscritti a fondi pensione tra il 1950 e il 2012 [19]. Ulteriori importanti indicazioni sulle cause del fenomeno in questione paiono poter essere ricavate dall’analisi del livello di concentrazione della proprietà azionaria sul mercato oltre oceano. Con specifico riguardo a questo dato sembra opportuno un riferimento agli studi condotti da quella dottrina che, attraverso l’uso di basi di dati più complete di quelle su cui facevano affidamento precedenti ricerche, è giunta a contestare l’assunto per cui la proprietà azionaria negli Stati Uniti d’America sarebbe significativamente diffusa e certamente più diffusa che negli altri paesi del mondo [20]. In particolare, diversamente da precedenti studi che avevano stimato il livello di [continua ..]
Gli operatori retail continueranno ad essere rilevanti, seppur sporadicamente, nell’ambito dei mercati finanziari nei limiti in cui saranno capaci di limitare la tendenza evolutiva in atto negli ultimi decenni, che ha visto la loro progressiva esclusione dalle negoziazioni a beneficio degli investitori istituzionali. Il tema sotto questo profilo è quello di cercare di verificare se ed entro quali limiti gli investitori retail risultino essere in grado di sopperire alla situazione di svantaggio derivante dal non avere accesso a certe informazioni alle quali hanno accesso gli investitori istituzionali. Precisamente pare rilevante valutare se gli investitori retail siano in grado di accedere indirettamente alle informazioni ottenute dagli investitori istituzionali (ad esempio, monitorando efficacemente il comportamento da questi tenuto sui mercati) o siano a loro volta in grado di creare e coltivare situazioni di vantaggio informativo relativamente a informazioni diverse da quelle di cui sono in possesso gli investitori istituzionali. Secondo l’opinione tradizionale della dottrina economica in materia d’investimento retail, questi investitori sarebbero gli operatori in assoluto meno abili ad interpretare il contesto di mercato in quanto le loro scelte di investimento risulterebbero frequentemente affette da molteplici errori logici e tanto anche in ragione della loro scarsa capacità di incorporare le informazioni rilevanti nelle proprie strategie d’investimento [32]. Detta opinione tradizionale, tuttavia, è messa in discussione dalla dottrina economica più recente. In particolare questi studi hanno sostenuto che le limitazioni metodologiche caratterizzanti alcune delle indagini più datate in materia di capacità degli investitori retail di compiere scelte d’investimento oculate sono di tale portata da pregiudicare l’attendibilità dei risultati cui le stesse sono pervenute [33]. Ad esempio è stata contestata la scelta fatta da diversi autori sostenitori della tesi della scarsa capacità tecnica (e pure della vera e propria irrazionalità) degli investitori retail di presumere, nelle loro ricerche, che gli ordini di acquisto / vendita di azioni di dimensioni particolarmente contenute fossero stati emessi da investitori individuali [34]. Adottando metodi di ricerca fondati sull’impiego di basi di dati più ampie, che [continua ..]
Si è visto nelle pagine precedenti che le ricerche empiriche più recenti aventi ad oggetto il fenomeno dell’investimento retail hanno messo in luce la capacità degli investitori individuali di rimediare, quantomeno parzialmente, alla situazione di asimmetria informativa che hanno rispetto agli investitori istituzionali, facendo leva sulla propria abilità nell’aggregare frammenti di informazione e nel creare contesti e strumenti per la condivisione delle conoscenze individuali. Gli investitori retail trovano quindi talvolta il modo di far fronte ad un importante svantaggio competitivo nei confronti degli investitori istituzionali. Le intense speculazioni sul titolo GameStop (e sui titoli che presentano caratteristiche economiche similari quali AMC, Blackberry, Bed Bath and Beyond) sembrano offrire una conferma empirica a questa osservazione. Tuttavia, e nonostante questo dato, non sembra comunque possibile affermare l’effettiva possibilità per gli investitori retail di arrestare la tendenza evolutiva che va nella direzione della loro progressiva crescente marginalizzazione dai mercati finanziari. Il fenomeno oggetto di questo lavoro, per quanto interessante, per invertire la tendenza della marginalizzazione degli investitori individuali dai mercati finanziari dovrebbe avere, insomma e tra l’altro, una frequenza ben diversa da quella che ha dato origine al fenomeno descritto in queste pagine.