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La Corte di Cassazione, con Ordinanza del 5 ottobre 2018, n. 16581, depositata il 20 giugno 2019, si è espressa in tema di risarcimento del danno a favore del socio di società di capitali, richiamando come – in linea di principio – quest’ultimo non abbia diritto al risarcimento del danno, qualora questo sia meramente riflesso del danno arrecato dal terzo alla società. Tuttavia, nel caso di specie, la Suprema Corte ha accolto il ricorso presentato da un socio, che aveva prestato fideiussione a garanzia dei contributi pubblici corrisposti dal Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato (ora Ministero dello sviluppo economico), contributi – concessi ai sensi del d.l. n. 75/1981 (conv. con modif. nella l. n. 219 del 1981) e del d.l. n. 8/1987 (conv. con modif. nella l. n. 120 del 1987) – i quali, in seguito, venivano illegittimamente revocati, con gravi ripercussioni sull’indebitamento e conseguente dissesto finanziario, cui è seguita la dichiarazione di fallimento. A ciò ha fatto seguito l’escussione della fideiussione prestata dal socio. La Suprema Corte ha definito la domanda risarcitoria del socio di natura extracontrattuale ex art. 2043 c.c., in quanto il danno ingiusto è stato causato della condotta del creditore relativa alla violazione degli obblighi scaturenti dal rapporto contrattuale tra creditore e debitore principale, e non già dai rapporti diretti tra creditore e fideiussore ai sensi degli artt. 1944 e 1948 c.c.